FRIDA KAHLO


E’ sempre difficile parlare di una persona soprattutto quando diventa un’icona come Frida Kahlo, assunta a figura di culto pop, di rivincita,  femminista, di resilienza alla sofferenza.

Ma chi era?

Frida nasce a Coyoacan in Messico nel 1907, figlia della rivoluzione, come ripeteva con orgoglio, ma deve, da subito, fare i conti con la malattia: affetta da spina bifida (tra l’altro scambiata per poliomielite e malcurata).


A diciotto anni l’autobus su cui viaggia ha un incidente con un tram e Frida ne fu devastata nel fisico: numerose fratture in tutto il corpo (vertebre, bacino, piede) e una profonda ferita all’addome che la costringeranno a trentadue operazioni chirurgiche e a lunghi mesi di immobilità che la spinsero a dipingere, soprattutto autoritratti perché “trascorro molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio”.

Unisce alla pittura il suo impegno politico e a ventun anni si iscrive al partito comunista messicano,  e in quell’ambiente incontra Diego Rivera, il più noto pittore messicano dell’epoca  (in realtà si erano già conosciuti anni addietro quando Rivera lavorava a un murales nell’anfiteatro Bolivar), iniziando un rapporto fatto di matrimoni, divorzi, reciproci tradimenti e un legame che si spezzerà solo con la morte di Frida a soli 47 anni.

E le sue opere? 

Penso che tutti noi abbiamo in mente i suoi quadri: dagli autoritratti, spesso spietati verso se stessa, privi di qualsiasi velo protettivo (la colonna rotta), alla rappresentazione di una natura magica ma per nulla consolatoria (il cervo ferito), al suo mostrarsi disillusa ma non rassegnata (le due Frida).


Per chi volesse approfondire l’ambiente sociale e culturale in cui Frida Kahlo e Diego Rivera hanno vissuto, a Milano, alla Fabbrica del Vapore, era stata inaugurata la mostra Frida Kahlo –il caos dentro, che si spera, presto, potrà riaprire in tutta sicurezza.

Mostra multimediale con immagini animate e un racconto attraverso le date più significative della vita di Frida e la riproduzione degli ambienti dove viveva (camera da letto, lo studio, il giardino).

Nella sezione I colori dell’anima le fotografie di Leonet Matiz Espinoza che ritraggono Frida Kahlo nella sua quotidianità (casa, giardino, studio) mentre al piano superiore della mostra una sezione dedicata a Diego Rivera e all’arte  e agli abiti della tradizione popolare messicana che hanno influenzato Frida. 

Sono presenti le riproduzioni dei più famosi autoritratti della Kahlo e una sua opera originale :Piden Aeroplanos y les dan Alas de Petate,  “ Chiedono aeroplani e gli danno ali di paglia”, 1938 e delle litografie acquerellate di Rivera.

Mi piace terminare con questa frase di Frida Kahlo “Aspetto felice la partenza – e spero di non tornare mai più”


Marcello Valenti